Mancosu, il Salento e quel comune andare oltre il risultato

Fonte:https://www.calciolecce.it/ Marco Mancosu sul terreno di gioco del Via el Mare in lacrime seguito da sua figlia e sua moglie
Fonte:https://www.calciolecce.it/ Marco Mancosu sul terreno di gioco del Via el Mare in lacrime seguito da sua figlia e sua moglie

Marco Mancosu è un ragazzo di 31 anni, un uomo che è marito di Valeria e padre della splendida Gioia. Un calciatore che giovanissimo ha toccato le stelle della Serie A con il suo Cagliari per poi sprofondare nelle stalle della Serie C. Una caduta lenta e verticale durante la quale, ad un certo punto, ha incontrato la squadra della quale diverrà capitano nel senso più nobile del termine: il Lecce.

 

La società giallorossa veniva da anni bui iniziati con una doppia retrocessione dovuta al terzultimo posto ottenuto nel campionato di Serie A 2011/12 e dall’intervento della giustizia sportiva che spedì in Serie C i giallorossi. Oltre il danno, la beffa dell’abbandono della società da parte della famiglia Semeraro, capace di regalare al Salento 10 anni di Serie A. Al leccese Giovanni Semeraro subentrò Savino Tesoro, imprenditore di Spinazzola. L’inferno della Serie C sembrava essere diventata ormai la casa sportiva dei giallorossi. Sino a quando un gruppo di professionisti leccesi, guidati dall’avvocato Saverio Sticchi Damiani, ha rilevato il club. Con la nuova cordata societaria il club salentino ha iniziato una veloce risalita che in appena tre anni ha riportato i giallorossi dall’inferno al paradiso. Al timone della nave il tecnico Fabio Liverani che ha affidato il comando in campo all’ex ragazzo prodigio di Cagliari: la numero 8 dietro la maglia e la fascia al braccio per Marco Mancosu. Un campionato di Serie A, quello appena concluso, da top player europeo del centrocampo: 14 reti fatte, più una pazzesca annullata contro la Lazio e 2 assist, sono i numeri della sua stagione. Personalmente un successo incredibile, come squadra, invece, una retrocessione all’ultima giornata con i colpi ferali che arrivavano dallo stadio Ferraris di Genova. Al triplice fischio, quando Lecce e Parma erano ormai negli spogliatoi, è tornato sul manto erboso del Via del Mare liberando le lacrime al centro del campo, lì nella sua terra. Poi l’abbraccio di sua moglie e la manina di sua figlia che hanno colorato d’amore quel momento in cui si è reso conto di non avercela fatta, di non aver raggiunto il risultato. O forse, semplicemente, un ultimo saluto a quel terreno di gioco che l’ha visto così splendidamente protagonista. Il contratto, in realtà è stato rinnovato, ma la clausola di 3 milioni di euro sembra scritta per rendere possibile il suo passaggio al Bologna o magari qualche altro club di Serie A. Non importa in realtà, perché è lui stesso a spiegare che:

 

“Il tutto si riduce al risultato? Al bianco o al nero? Al giorno o alla notte? All’inferno o alla gloria? No,per me no. Per me non sarà mai così. Non voglio essere quel tipo di persona. Non sarò mai schiavo del risultato finale. MAI. Sarò sempre schiavo di un attitudine,di una passione,dell’essere professionista ogni giorno della mia vita,del migliorarmi sempre,dello sbagliare cento volte e riprovare altre cento,del prendermi responsabilità nonostante a volte siano più grandi di me!Cosa è meglio,rischiare ogni tanto un 4 in pagella per averci provato e aver sbagliato o non provarci affatto e non sbagliare?Nessun dubbio su questo!Grazie a tutti, società, mister, tifosi e compagni di squadra, è stato un anno e soprattutto un viaggio meraviglioso e se retrocessione doveva essere, mi avete fatto vivere la retrocessione più bella della mia vita.

Orgoglioso di tutti voi”

 

Questo suo messaggio, presente sulla sua pagina Instagram, spiega appieno l’uomo Marco Mancosu. Un uomo che, con la sua famiglia, ha deciso di fare di Lecce e del Salento la propria casa. Lo spiega bene all’inizio del testo cosa non vuole essere e quale siano invece le strade maestre della propria esistenza. Una bellezza che va oltre il risultato finale, gli errori come passi che portano verso un’alba che prima o poi si potrà ammirare; l’importante è provarci “seguendo le proprie attitudini, la propria passione”. Non è un caso che Marco abbia scelto di rimanere nel Salento, una terra che insegue il tramonto aspettando la prossima alba; un luogo dove la bellezza della natura viene arricchita dal candore della pietra intrecciata come tronchi d’ulivi; una casa dove il mare cristallino diventa sfondo di musiche e parole che sfiorano l’immaginazione di quanti possono ascoltarle. Il Salento è quel posto dove si insegue la meraviglia senza mai raggiungerne l’apice. Un territorio dove il risultato viene messo da parte perché i suoi abitanti sono troppo presi dal godere dell’incanto dal quale sono circondati.

 

Ecco quindi perché Marco Mancosu ha toccato i momenti più alti della sua carriera nel posto che sente casa, in un costante inseguire l’apice, la perfezione che ogni anno viene spostata un po’ più in là a dispetto di una retrocessione che nulla ha a che vedere con l’attitudine e con la passione, che non appartiene a Marco e nemmeno al Salento.

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