Di Samuele Rizzo
L’argomento di maggiore rilievo, negli ultimi giorni, è sicuramente la guerra iniziata dal Premier russo Putin, intento ad occupare il suolo ucraino.
Le motivazioni che spingono le truppe a marciare su Kiev per occuparla non interessano a nessuno perché non esiste valido motivo che, nel 2022, possa concepire una guerra tra Nazioni.
Il mondo dello sport non concepisce in alcun modo gli ideali bellici e quindi sono tanti gli sportivi e le sportive che hanno cercato e stanno cercando di lanciare messaggi contro l guerra.
Uno dei più attivi è proprio un atleta russo, il tennista Andy Rublev. il quale sia sul campo da gioco sia sui social si sta prodigando per mandare messaggi contro le operazioni che sta portando avanti l’esercito dei suoi connazionali. Una delle azioni più bella è stata quella di giocare il torneo di doppio di Marsiglia, vincendolo, proprio con un suo collega ucraino Denys Molchanov.
I vertici della Uefa hanno deciso di spostare la sede della finale di Champions da San Pietroburgo a Parigi. La Formula 1 cancella il gran premio russo di Sochi. Nel rally le federazioni di Finlandia e Svezia annunciano il boicottaggio dei campionati mondiali di hockey sul ghiaccio in campo grande. L’Eurolega di basket congela le partite e valuta l’esclusione delle squadre russe. E, a cascata, tutte le federazioni internazionali dei vari sport, a partire da quella dello Sci, si preparano ad annullare gli eventi in Russia.
Lo sport dice no alla guerra, seguendo l’esempio dato giovedì sera da Ruslan Malinovskyi, eroe dell’Atalanta nella vittoria di Atene, con due gol, ambasciatore di pace, con quel suo messaggio a tutta l’Ucraina e a tutto il mondo, Russia compresa. Nel giorno del dramma di una nazione invasa militarmente, Malinovskyi, peraltro cresciuto calcisticamente proprio a Donetsk, capoluogo del Donbass, ha sfoggiato una maglietta per invocare la pace, con la scritta ‘No war in Ukraine’. Un messaggio condiviso da ogni sportivo e anche dalle principali federazioni degli sport professionistici. Non solo, anche i club si uniscono al boicottaggio contro Mosca e i tedeschi dello Schalke04 annunciano di aver tolto dalla maglia il marchio dello sponsor russo Gazprom.
Il gesto più bello è stato sicuramente l’abbraccio, fra l’atleta ucraino Oleksandr Abramenko e il russo Llia Burov, alle Olimpiadi di Pechino, che per un momento ha cercato di sciogliere la tensione che da settimane si accumulava fra Kiev e Mosca, e oltre in Europa e negli Stati Uniti, in seguito al dispiegamento di decine di migliaia di militari russi a ridosso delle frontiere ucraine. Abramenko sul podio si è avvolto nella bandiera nazionale. Burov non ha potuto farlo, per le sanzioni per il doping che impongono agli atleti russi di gareggiare sotto l’egida del comitato olimpico nazionale. Ma Abramenko e Burov, amici da tempo, si sono fatti fotografare non solo salutandosi con il pugno, ma anche abbracciati e giocosi, malgrado il governo ucraino avesse esplicitamente chiesto ai suoi atleti di farsi sorprendere accanto a colleghi russi.
LO SPORT PUO’ FARE MOLTO, LO SPORT DEVE FARE MOLTO.