Di Pierandrea Fanigliulo
La bomba è stata sganciata ed è una bomba che in qualche modo segnerà una spaccatura tra il vecchio e il nuovo calcio. Al netto di errori e responsabilità che possono avere e sicuramente hanno UEFA e FIFA, quello che hanno tramato in gran segreto Florentino Perez, Andrea Agnelli e soci sa tanto di golpe di Stato teso a imporre una nuova realtà dispotica del mondo del calcio. Mancava solo che si presentassero ai media con qualche tunica monocolore ed effetti speciali per celebrare la solennità della loro ascesa: “Eccoci nostri fedeli sudditi, siamo arrivati per indicare al Mondo la via della redenzione”.
A questa ascesa le reazioni del Mondo dello sport, ma non solo, sono state unanime e di seguito ne riportiamo alcune, iniziando da quelle di un calciatore dell’Atalanta che non ha usato giri di parole per esprimere il suo pensiero.
Gosens. Intervista al portale tedesco Kicker – “La gente muore nel mondo, i soldi mancano per tutti e questi 12 club creano la loro lega così possono avere 100 o 150 milioni di euro messi su per il c…o – ha detto l’esterno dell’Atalanta -. Devi chiederti dove sta l’etica in tutto questo. La cosa triste è che è solo una questione di soldi, soldi, soldi. Il danno sarebbe così grande che molti tifosi si opporranno a questo e io prenderei subito parte alla protesta con loro”.
Premier League – “La Premier League, insieme alla FA, ha incontrato oggi i club per discutere le immediate implicazioni della Superlega. I 14 club hanno rigettato all’unanimità e con forza questa competizione. La Lega continuerà a lavorare insieme a tifosi, Governo, UEFA, FIFA, EFL, PFA e LMA affinché vengano protetti gli interessi del gioco. Richiameremo i club che sono coinvolti in questa competizione, affinché abbandonino i loro propositi immediatamente. La Premier League desidera ringraziare tutti coloro che hanno mostrato supporto in questo settimana di problemi così significativi. La reazione è la prova di quanto la nostra piramide aperta e la comunità del calcio significhino per la gente”.
Pep Guardiola – “Lo sport non è più sport quando la vittoria è garantita. Sostengo il mio club. Amo far parte di questa società. Ovviamente però ho anche la mia opinione – ha detto poi Guardiola nella conferenza stampa pre Aston Villa – Mi piacerebbe che il presidente del comitato spiegasse al mondo come sia stata presa questa decisione”.
Presidente Uefa Aleksander Ceferin – “Il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché il calcio fa parte del nostro patrimonio. Rispetto per la storia. Rispetto per la tradizione. Rispetto per gli altri. Questo significa qualcosa. Abbiamo bisogno di squadre come l’Atalanta. A questo punto, vorrei rivolgermi ai presidenti di alcuni club, inglesi principalmente – le parole del numero uno della Uefa – signori, avete fatto un grande errore. Qualcuno potrebbe dire che sia avarizia, ignoranza o altro, ma non importa, siete ancora in tempo per cambiare idea. Tutti commettono errori. I grandi club di oggi non erano necessariamente grandi club in passato e non vi è alcuna garanzia che diventeranno grandi club in futuro – ha spiegato Ceferin – Il calcio è dinamico, imprevedibile. Questo è ciò che lo rende un gioco così bello. I club che pensano di essere grandi e intoccabili oggi dovrebbero ricordare da dove vengono. E dovrebbero rendersi conto che se sono oggi delle grandi in Europa, è in parte grazie alla Uefa”.
Presidente Fifa Gianni Infantino – “Volevo parlarvi del protocollo Back to Football, volevo parlarvi della riforma del sistema dei trasferimenti, volevo parlarvi della protezione dei nostri bambini per farli giocare in un ambiente sicuro, volevo parlarvi della lotta contro il matchfixing. Volevo parlarvi di diritti umani e degli incredibili progressi che ha fatto il Qatar da questo punto di vista. Volevo parlarvi del calendario internazionale o della coppa del mondo femminile. Ma le ultime 24 ore hanno cambiato tutto e c’è solo un argomento di interesse” ha puntualizzato enfaticamente Infantino davanti alla platea Uefa. Ieri ho letto parole terribili come guerra e crimine, ancora più terribili se legate al calcio, il gioco che tutti amiamo e che dovrebbe dare gioia a tutti. Parlo ovviamente di questo progetto Superlega. Voglio essere estremamente chiaro al riguardo. La Fifa è costruita su alcuni valori, i veri valori dello sport. È basata sui nostri statuti, che prevedono la piramide. Come FIFA, possiamo soltanto disapprovare la Superlega: è un negozio chiuso, una fuga dalle attuali istituzioni, dalle leghe e dalle associazioni. È fuori dal sistema. Non c’è alcun dubbio sulla disapprovazione della Fifa. Sono qui oggi per dare pieno supporto al calcio europeo, alla Uefa, alle 55 federazioni, alle leghe, ai club, ai giocatori e a tutti i tifosi. Quando giocavamo da piccoli e segnavamo, ci sentivamo tutti come Paolo Rossi al mondiale. È questa la magia del calcio. Ho fatto parte a lungo della Uefa, ho lavorato duramente per difendere i principi e i valori che hanno portato al successo del modello sportivo europeo. È un modello che ha dimostrato di essere di successo. Se guardiamo a tutto questo, ci sono tanti motivi per dire no a un gioco finanziario di breve termine. La gente deve riflettere sulle azioni e le proprie conseguenze. Deve pensare a tutti i propri azionisti, ma anche a tutti i tifosi. Il calcio è stato creato da persone appassionate e impegnate: è nostro dovere proteggere il modello sportivo europeo, i campionati e le nazionali. Se alcuni scelgono di andare per la loro strada, devono accettarne le conseguenze. Sono responsabili delle proprie scelte. Concretamente, questo vuol dire che o sei dentro o sei fuori. Non puoi essere a metà. Pensate a cosa significa. La Fifa è aperta a tutti, ciascuno può portare avanti idee e proposte, e sono sempre valutate. Ma bisogna rispettare le istituzioni, la Fifa, la Uefa, la storia, la passione di così tante persone in tutto il mondo. Capisco che la pandemia abbia esacerbato tutti i contrasti, ma il calcio è basato sulla speranza. Ed è una nostra speranza fare in modo che la speranza diventi realtà. Per questo spero che tutto torni alla normalità e si sistemi. Ma sempre con rispetto e agendo in maniera responsabile, solidale, nell’interesse del calcio nazionale, europeo e mondiale”.
Roberto De Zerbi – “Sono molto toccato e arrabbiato per questa cosa, a tal punto che ieri abbiamo parlato con la squadra per una mezz’ora. È giusto fermarsi, come ogni tanto accadeva a scuola quando si fermava il programma. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato: dal punto di vista dei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocratico; dal punto di vista della modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece che con comunicati congiunti a mezzanotte. Il sito nuovo, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. È un comportamento che va a ledere un diritto che non è solo circoscritto al calcio, il diritto che il più debole possa farsi strada, come se non potesse sognare un futuro più bello di quello che dice la sua provenienza, come se un figlio di un operaio non possa sognare di fare il chirurgo, l’avvocato, il dottore. È una cosa che mi urta i nervi. È come se mi avessero detto, ai tempi dell’oratorio, il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io”.
Claudio Ranieri – “Leggendo quello che vogliono fare alcuni club europei – commenta il tecnico della Sampdoria – la prima cosa che mi viene alla memoria è proprio l’impresa compiuta dal Leicester. Ciò, a prescindere dal fatto che ci fossi anch’io di mezzo. Intendo dire un risultato ottenuto dal più piccolo che è riuscito a competere con i grandi giganti del calcio mondiale. Secondo me questo spirito rappresenta l’essenza dello sport”.