Di Pierandrea Fanigliulo
C’erano una volta…due signori di nome Vladimir ed Estragon che aspettarono su una desolata strada di campagna un certo signor Godot. Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Si limita a mandare un ragazzo che dirà ai due protagonisti che Godot “oggi non verrà, ma verrà domani“. Dopo l’ingresso sulla scena di altri personaggi, di dialoghi, domande e attese, alla fine dell’opera il signor Godot non arriverà mai.
Il personaggio di Godot fu partorito dal genio dell’irlandese Samuel Beckett vedendo la luce nel 1952 e diventando il simbolo dell’inutile attesa di un personaggio che alla fine non si paleserà mai. Rivive ogni volta che questo accade come quando, nel 2011, sbarcò in Italia un ragazzo colombiano di diciannove anni. Luis, questo era il suo nome, arrivava nel Bel Paese con aspettative che lo ponevano immediatamente sotto la luce dei riflettori più luminosi e che, allo stesso tempo, lo schiacciavano sotto il loro enorme peso. Quando l’Udinese dei Pozzo lo portò in Italia, assieme al suo connazionale Cuadrado, si diceva di lui che per aspetto e soprattutto movenze sembrava essere l’erede di Luis Nazario de Lima: Ronaldo il fenomeno.
La stagione 2011/12 fu mandato in prestito assieme a Cuadrado nel Lecce di Eusebio Di Francesco. I Salentini si dovevano salvare in Serie A ed entrambi avrebbero avuto il giusto spazio per farsi le ossa. L’impatto con il calcio italiano lasciò intravedere effettivamente un giocatore che obbligava, quanti lo ammiravano giocare, a stropicciarsi gli occhi: quegli strappi improvvisi, quei dribbling nello stretto, quella capacità di calciare sia di destro che di sinistro ma, soprattutto, quelle movenze. Era vero! Non era solamente il nome Luis, il suo viso tondo con quegli incisivi un po’ sporgenti, o ancora una furba manovra di marketing tesa a gonfiare l’operazione dei friulani. Luis Muriel aveva realmente la velocità e le inconfondibili movenze del fenomeno.
O meglio, mostrava di possederle nel proprio repertorio, ma le tirava fuori ogni tre-quattro partite. “È giovane, è normale. Crescendo prenderà padronanza dei propri mezzi ed esploderà definitivamente”. Il primo anno a Udine dopo la stagione in giallorosso, migliorò il suo precedente score realizzativo di 7 reti in 29 partite, arrivando a segnare un gol ogni due partite: 11 gol in 22 gare. Poi, quella maledetta frase, iniziò ad essere ripetuta e accompagnata dai primi dubbi per un possibile flop calcistico. Udinese, Sampdoria, Siviglia e Fiorentina rappresentavano anni passati e occasioni sprecate. “Sarà il suo anno”… “Questo sarà l’anno di Muriel”… “Finalmente qui esploderà”… ma nulla. Qualche manciata di gol da mani nei capelli e pugni all’aria per la rabbia di chi era costretto ad ammirare un talento messo a disposizione degli amanti del calcio solamente con il contagocce.
Le frasi iniziarono a trasformarsi, a cambiare e mutare in dichiarazioni di resa anche da parte dei suoi più fervidi sostenitori: “Ormai ha bruciato una carriera che sarebbe potuta essere quella di un campionissimo”, “Murialdo non arriverà più”. Sino alla scorsa stagione 2019/20 nella quale approda all’Atalanta di Gasperini. Le squadre del Gasp fanno della forza atletica una delle loro armi più importanti e i suoi preparatori riescono a far rendere al massimo i giocatori a loro disposizione. “Che Gasperini riesca laddove tutti gli altri hanno fallito?”. In fondo, uno dei problemi più visibili del calciatore colombiano era il suo rapporto con la bilancia e con quel peso che inficiava la sua, potenzialmente, devastante velocità.
Finirà il campionato con 18 reti risultando il capocannoniere della Dea nonostante su 33 partite in 23 subentri dalla panchina. Segnerà in ogni modo: di destro, di sinistro, dal dischetto, su calcio di punizione, di rapina e con strappi da fenomeno. Il calcio ha trovato finalmente quel Murialdo atteso dal ben nove anni? Le conferme sono gli esami più duri ma anche quelli più veri che la vita ti mette davanti. Per Muriel si trattava di confermare quanto visto nello scorso campionato. Ma Luis ha bruciato troppo tempo per limitarsi a confermare ciò che di buono ha fatto vedere lo scorso anno e così, con il gol messo a segno oggi contro il Benevento, sta dimostrando di volersi migliorare per prendersi tutto ciò che si era perso nelle pieghe dei suoi chili di troppo. I suoi numeri sono impressionanti: 10 gol in campionato in appena 14 presenze di cui la maggior parte partendo dalla panchina e senza mai fare 90 minuti, un gol ogni 45 circa, due gol in Champions per blindare la qualificazione agli ottavi e tante giocate da stropicciarsi gli occhi. Ancora, come quando nel Lecce annichilì la difesa della Roma segnando da trenta metri o ubriacava mezzo Siena con la più disarmante naturalezza. Magie ripetute, troppo sporadicamente, nel corso della sua carriera nella quale i suoi tifosi l’hanno atteso invano.
Il signor Murialdo non è mai arrivato e mai arriverà ma finalmente dallo scorso campionato è arrivato Luis Muriel, quello vero!