Il Bayern vince la sua sesta Champions League e come nessuno era riuscito prima di oggi: vincendole tutte. Dopo la sesta Europa League del Siviglia, la sesta Champions del Bayern: bavaresi campioni, 1-0 al Psg in finale, raggiunto il Liverpool nell’albo d’oro. Prosegue la maledizione dei parigini, affondati da un ragazzo cresciuto nel loro settore giovanile. Ma per il Bayern è il premio a un dominio assoluto: nessuno era mai riuscito a vincere tutte le partite di Champions, dalla prima del girone fino all’ultima. L’atto conclusivo di questa interminabile stagione calcistica, segnata dalla pandemia di coronavirus, incorona Hans-Dieter Flick, l’uomo che ha preso il timone dopo l’esonero di Kovac e ha ridato sicurezze a una squadra in crisi d’identità, come fece in passato Jupp Heynckes, l’ultimo prima di stasera a issare i bavaresi sul tetto d’Europa (2013). La finale, spettacolare solo a tratti, ha i capelli di Coman e i guanti di Neuer: sono loro, alla fine, a fare la differenza.
La partenza del Bayern è quella che t’aspetti: aggressiva, un’onda rossa che s’abbatte sulla difesa parigina appena prova a impostare dal basso. Non è difficile immaginare, però, quale sia il primo comandamento da seguire per una squadra che può scatenare Neymar, Di Maria e Mbappé in campo aperto: recuperare palla il più avanti possibile (Marquinhos è in mediana per quello) e azionare i tre mostri con la precisione dei piedi di Herrera e Paredes. E i parigini ci riescono sempre più spesso col passare dei minuti: Neymar è il primo a chiamare Neuer alla classica paratona da portiere di hockey, ma anche Di Maria e Mbappé hanno chance importanti prima dell’intervallo. Il 21enne fenomeno col 7 sulle spalle, però, stranamente non è in serata e spreca con due tiri deboli. Dall’altra parte, il Bayern è illuminato a centrocampo dalla classe di Thiago Alcantara, ma in attacco combina meno del solito: un paio di fiammate di Coman (preferito a Perisic) e altrettante occasioni per Lewandowski. La migliore vale un palo con una girata tanto sporca quanto velenosa.
La solidità difensiva del Psg ha il volto dell’eterno Thiago Silva, uno a cui la lunga pausa ha giovato parecchio. L’esperienza conta, basta guardare sul fronte opposto quanta fatica faccia il motorino Davies, che tanto aveva incantato contro Barça e Lione. Chi non trema mai, invece, è Kimmich, uno che ha indirizzato la Bundesliga verso Monaco facendo un cucchiaio da fuori area a Dortmund: è lui, al minuto 59, a disegnare il cross perfetto per la testa di Coman, libero di segnare l’1-0 dopo essersi inserito da sinistra e aver preso posizione nell’area piccola. Il gol è una mazzata che i parigini faticano ad assorbire, Kimpembe e Thiago Silva devono superarsi due volte a Keylor Navas battuto, ma il tempo per reagire c’è. E ci vuole di nuovo un super Neuer per negare il pari a Marquinhos. L’ultimo brivido è il destro di Neymar fuori di poco al 92′, poi Orsato – il tocco italiano di questa finale, insieme a Verratti entrato nella ripresa – fischia e il Triple bavarese diventa realtà: Bundesliga, Coppa di Germania, Champions League. “Mia san mia”, è il motto del Bayern. Noi siamo noi. E come loro, oggi, non c’è nessuno.